Buongiorno whiris!
Tutti pronti per l'intervista del mese?
Non sempre si sa quello che si vuole fare da grandi. A volte per scoprirlo serve cambiare Università, o addirittura percorso!
Cristina ci racconta di come da una laurea in Lettere e Filosofia è finita a Scienze Politiche, trovando un lavoro che la riempie di soddisfazioni.
Com'è stato scegliere che Università fare? Quali sono le difficoltà che hai incontrato?
La mia primissima scelta è stata il corso di laurea in Traduzione ed Interpretariato a Forlì. Purtroppo non ho
superato il test di ammissione, quindi mi sono iscritta in Lingue e letterature moderne a Parma
Dopo un anno circa la abbandonai perché non era adatta a me.
Tentai il test d'ammissione alla facoltà di lingue di un altro ateneo, lo superai ma per un disguido con la
segreteria non riuscii a iscrivermi.
Non ne fui particolarmente dispiaciuta, forse perché dentro di me sapevo che probabilmente non sarebbe stato
neanche quello il corso adatto a me.
Dopo un anno in cui ho lavorato e mi sono documentata su quali corsi universitari alternativi potevano interessarmi, un'amica conosciuta il primo anno a Lingue mi consigliò il corso di Storia e civiltà orientali a Bologna, a cui poi mi iscrissi insieme a lei.
La mia seconda passione, oltre alle lingue, era infatti il mondo orientale ed in particolare il Giappone, di cui
avevo iniziato a studiare la lingua durante le scuole superiori.
Alla fine mi innamorai di quella scelta e, durante il mio percorso, ho maturato un profondo interesse anche per la
storia e la cultura dell'area mediorientale.
Dopo aver valutato varie possibilità tra i corsi di laurea specialistica, ho deciso di cambiare facoltà: non più
lettere e filosofia, bensì scienze politiche!
Mi sono iscritta a Cooperazione internazionale per la tutela dei diritti umani, dedicato all'area
del mediterraneo, con particolare riferimento ai paesi arabo-musulmani.
Un cambio di rotta importante! In cui però continua a vedersi l'interesse per l'estero e le civiltà
straniere.
Com'è andata l'esperienza della magistrale? Ci sono stati momenti in cui hai dubitato del tuo percorso?
Mi è capitato di dubitare della scelta universitaria durante il mio primo anno di specialistica.
Poi però ho continuato il percorso universitario e, nonostante non mi sia laureata col massimo dei voti, sono
soddisfatta di quello che ho fatto.
Mi ha permesso di avere numerose possibilità, tra le quali ho potuto scegliere quale era veramente l'ambito che più
mi interessava.
Non posso ritenermi una di quelle persone che hanno sempre saputo cosa volevano fare e hanno svolto un percorso
coerente e lineare.
Tuttavia ho potuto studiare molte materie differenti e approfondire quelli che erano gli ambiti che più si
avvicinavano alla mia idea di ciò che avrei voluto fare dopo gli studi universitari.
Potersi confrontare con culture tanto diverse deve essere stato molto affascinante.
Di cose da sapere sul medio ed estremo oriente ce ne sono parecchie. Hai deciso di specializzarti in qualcosa?
Durante i due anni di specialistica, ho approfondito il campo riguardante la storia del medio oriente, l'evoluzione della religione islamica e del suo rapporto con il mondo occidentale.
Mi sono anche interessata ai flussi migratori provenienti da queste aree e diretti all'Europa.
Questo interesse mi ha portato ad approfondire l'ambito delle migrazioni in generale, soprattutto quelle più
recenti che hanno interessato in modo particolare l'area mediorientale e l'Europa meridionale.
Mentre scrivevo la tesi sull'argomento, e dopo aver svolto il tirocinio curricolare presso un'associazione che gestiva gli immigrati richiedenti asilo, ho deciso di frequentare un corso di formazione sulle pratiche di accoglienza degli immigrati in Italia.
Tuttora questo ambito rappresenta il mio maggiore interesse, e spero di continuare a formarmi in questa direzione.
Quello che hai studiato è un tema molto attuale e delicato. Com'è stata la tua esperienza di ingresso nel mondo del lavoro? Cosa ti è stato utile del tuo percorso universitario?
Dopo la laurea, ho cercato lavoro nell'ambito dell'accoglienza degli stranieri, ma non ho avuto la fortuna che speravo.
Ho iniziato insegnando italiano agli stranieri, restando nell'ambito di mio interesse. E posso dire che si è
rivelato un mestiere molto stimolante.
Dopo alcuni mesi, l'associazione per cui lavoravo mi ha proposto di diventare educatrice per minori,
sia italiani sia stranieri, tolti alle famiglie dai servizi sociali e collocati in comunità.
Svolgo questo lavoro da quasi un anno.
Nonostante non abbia a che fare col mio percorso di studi, posso dire che si tratta di un impiego molto simile a
quello a cui aspiravo appena uscita dall'Università.
Sicuramente alcuni aspetti delle materie studiate durante la specialistica mi sono utili per svolgere questo
lavoro.
Materie come diritti umani o antropologia delle migrazioni, che all'apparenza non hanno niente in
comune con l'ambito educativo, mi hanno permesso di sviluppare un certo grado di sensibilità e di empatia
verso determinate situazioni e condizioni umane.
Tutti aspetti che mi permettono di riuscire ad affrontare un lavoro per cui di solito servirebbe una laurea in
scienze dell'educazione.
Con questo lavoro posso davvero migliorare le mie competenze nell'ambito sociale, e acquisire conoscenze in ambito
psicologico e pedagogico.
E di questo sono davvero contenta.
Pubblicato da Francesca Panciroli, in collaborazione con Parola di Quattrocchi.